La trasformazione digitale e la sostenibilità sono ormai pilastri imprescindibili dello sviluppo economico e sociale, e Mediterraneo Lab 4.0 risponde a queste sfide con un’iniziativa all’avanguardia: il lancio ufficiale del Web3 Partner Program, progettato per ridefinire il settore delle risorse umane e della formazione.
Al centro di questo progetto si trova Workers Badge Blockchain Credentials, una piattaforma Web3 che integra blockchain, identità digitale e formazione continua. Questo strumento permette di certificare in modo sicuro e trasparente competenze, esperienze lavorative e riconoscimenti professionali, superando i limiti dei tradizionali metodi di verifica e garantendo un immediato accesso alle informazioni.
Il Web3 Partner Program offre a università, aziende, enti formativi e agenzie per il lavoro la possibilità di sperimentare una tecnologia innovativa, riconosciuta a livello internazionale. Il suo metodo brevettato consente di creare curriculum digitali archiviati in wallet personali, trasformandoli in veri e propri passaporti delle competenze, accessibili e aggiornabili in tempo reale. Una soluzione che non solo ottimizza la gestione delle risorse umane, ma incentiva anche la crescita professionale continua, premiando l’impegno e i risultati effettivi.
Questa piattaforma rappresenta una svolta per tutti gli attori del mondo del lavoro, favorendo l’integrazione tra teoria e pratica, riducendo il divario tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dai percorsi formativi. È un sistema progettato per valorizzare il merito e promuovere un accesso più equo al mercato del lavoro.
A testimonianza del valore di questa innovazione, abbiamo raccolto le riflessioni di Domenico Caprioli, fondatore e direttore generale del gruppo yourscience, nonché Ambassador del Workers Badge. Con la sua lunga esperienza nel trasferimento tecnologico e nella costruzione di ponti tra ricerca e industria, Caprioli condivide la sua visione sul potenziale trasformativo del Web3 Partner Program.
M.C.: Cosa ti ha colpito di più del progetto Workers Badge e perché hai deciso di diventare Ambassador?
Domenico Caprioli: Credo che questo progetto intercetti diverse traiettorie che attraversano, più o meno evidenti, il mondo della formazione. Alcune sono, di fatto, evocate da anni ma non si sono mai realizzate e questo progetto è un tentativo concreto di dare loro, invece, corpo e concretezza.
Workers Badge combina blockchain, identità digitale e formazione continua in un’unica soluzione e costituisce una soluzione ampia al tema del passaporto digitale per le competenze, un modo trasparente e sostenibile per certificare il “saper fare”.
Per crescere, per fare innovazione, abbiamo bisogno che competenze e conoscenze circolino agevolmente e questo è uno strumento che lo consente. Ed è anche uno strumento che abilita – per la prima volta – le nuove forme dell’apprendimento, per esempio quelle basate sull’auto-apprendimento, premiando l’impegno e la qualità dei contenuti fruiti e non il blasone dell’istituzione che ha rilasciato un titolo.
In un mondo dove l’apprendimento è continuo, questa piattaforma ha il potenziale di cambiare radicalmente il modo in cui le aziende e le persone si relazionano con il proprio percorso professionale.
M.C.: In che modo pensi che WorkersBadge possa fare la differenza per aziende, università ed enti di formazione?
Domenico Caprioli: Workers Badge ha il potenziale di essere un game changer per tutti gli attori coinvolti nella formazione e nel lavoro. Per le aziende, offre uno strumento per certificare e monitorare in tempo reale le competenze dei dipendenti, con un impatto diretto sulla gestione delle risorse umane e sulla creazione di welfare aziendale basato sul merito. Per le università e gli enti di formazione, è un’opportunità per trasformare l’apprendimento tradizionale in esperienze più pratiche e quantificabili, rendendo il curriculum degli studenti un vero e proprio “passaporto” nel mercato del lavoro. È una piattaforma che favorisce l’integrazione tra teoria e pratica in tempo reale, riducendo il gap tra formazione accademica e richieste professionali.
M.C.: Quale credi sia l’impatto più significativo che una piattaforma come questa può avere nel mercato del lavoro e nella valorizzazione delle competenze?
Domenico Caprioli: Credo che Workers Badge promuova un accesso al mercato del lavoro – a entrambi i poli – più equo e maggiormente basato sulle competenze. Anche un mercato più dinamico, nel quale diviene più semplice, per i professionisti, proporre le proprie abilità su nuovi mercati e acquistarle, da parte delle aziende. Credo anche che altri sistemi, basati sulle referenze e su altri meccanismi di certificazione dal basso mostrino un po’ la corda, credo sia giunto il momento di provare a misurare un fatto complesso, come le capacità, con gli strumenti complessi offerti dalla tecnologia.
M.C.: Hai già avuto esperienze in cui il tema della certificazione delle competenze è stato cruciale?
Domenico Caprioli: Molti. La certificazione delle competenze è anche un importante mercato che, devo dire, non è sempre regolato in maniera adeguata, su parametri autenticamente oggettivi, quantitativi e misurabili. Molto spesso la rilevanza di un tema si evidenzia in contesti estremi e mi è capitato, a questo proposito, di occuparmi di competenze e migrazioni. Ecco, un sistema digitale di certificazione delle competenze, per esempio, aiuterebbe moltissimo a invertire certe narrazioni ingiuste sui migranti e a favorirne la partecipazione alla vita sociale, civile ed economica dei Paesi ospitanti. L’assenza di questi sistemi, invece, favorisce grandi investimenti con risultati modesti o nulli.
M.C.: Come pensi che Workers Badge possa migliorare queste situazioni?
Domenico Caprioli: Workers Badge può fare la differenza creando un sistema standardizzato e trasparente per tracciare l’evoluzione delle competenze in tempo reale, costruendo un profilo individuale delle competenze, una sorta di carta di identità delle abilità che è indissolubilmente legata alla persona, indipendentemente da dove si trovi. E crea una piattaforma condivisa nella quale chi cerca competenze e chi le propone non trova equivoci, ambiguità e brutte sorprese, magari alimentate dai differenti standard internazionali.
M.C.: Qual è il tuo contributo principale come Ambassador?
Domenico Caprioli: Come Ambassador, il mio ruolo sarà quello di facilitare il dialogo tra il mondo accademico e quello industriale. Voglio sensibilizzare le università, le aziende e gli enti di formazione sul valore di un sistema che non solo certifica le competenze, ma testa anche l’effettiva applicazione sul campo. Il mio contributo sarà quello di creare una domanda consapevole di innovazione, mettendo in contatto chi ha bisogno di competenze concrete con chi le offre, utilizzando la piattaforma Workers Badge.
M.C.: C’è una particolare attività, evento o iniziativa che vorresti promuovere per rafforzare il Programma o coinvolgere nuovi partner?
Domenico Caprioli: Be’, intanto mi piacerebbe che già dal 2025 la piattaforma divenisse lo standard di alcuni soggetti con i quali collaboro e che erogano – in quanto università o grandi enti di formazione – milioni di ore di formazione ogni anno. Non è facile introdurre un’innovazione, soprattutto quando essa non è ancora riconosciuta come un valore indispensabile dal mercato ma…ahimé, è così che si fa innovazione.
M.C.: Quali difficoltà pensi che le aziende possano opporre e che tu possa aiutare a risolvere per aderire a un sistema di certificazione come Workers Badge? Come pensi di superarle?
Domenico Caprioli: Una delle difficoltà potrebbe essere la resistenza al cambiamento e la diffidenza nell’adottare una nuova tecnologia, soprattutto quando si tratta di blockchain e certificazione digitale. Le aziende potrebbero anche temere la complessità operativa di integrare un nuovo sistema. Per superarle, il mio approccio sarebbe quello di educare e sensibilizzare: presentare case study, testimonianze di successo e realizzare demo pratiche. Inoltre, mostrare il ritorno economico e l’efficienza che deriva dall’automatizzare il processo di certificazione delle competenze aiuterà a superare molte di queste preoccupazioni. Soprattutto chiarire che quello che oggi è “posizionamento”, la ricerca di un vantaggio competitivo, e quindi un plus, domani sarà lo standard e, quindi, chi vorrà rimanere sul mercato sarà obbligato a dotarsene senza, però, ricevere i benefici di posizionamento di una scelta fatta per tempo.
M.C.: Come comunicherai il valore del Programma alle tue reti professionali o accademiche? Hai già in mente strategie o canali specifici?
Domenico Caprioli: Con l’esempio. Utilizzeremo Workers Badge nei nostri progetti ogni volta che sarà possibile e utile e cercheremo da subito di mostrarne i vantaggi ai nostri partner e clienti. Purtroppo questo è un nodo che spesso sfugge a chi sviluppa o propone nuove soluzioni: non sempre chi dovrebbe integrarle riesce a leggerne il vantaggio potenziale, spesso è necessario chiarirglielo con esempi molto eloquenti. Le applicazioni sono la chiave di volta del trasferimento tecnologico.
M.C.: Guardando al futuro, come immagini lo sviluppo del Programma e il tuo ruolo come Ambassador nei prossimi anni?
Domenico Caprioli: Nei prossimi anni, vedo Workers Badge evolversi in una piattaforma globale di certificazione delle competenze, in grado di diventare lo standard per la formazione e l’innovazione. Il mio ruolo da Ambassador evolverà in quello di facilitatore di partnership, creando un ecosistema dove università, aziende e professionisti possano scambiarsi valore e competenze verificate. Vedo una forte espansione internazionale della piattaforma e un miglioramento continuo delle sue funzionalità, integrando strumenti di misurazione sempre più complessi e in grado di misurare l’incommensurabile.
M.C.: Qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere a chi sta valutando di unirsi al Programma Workers Badge?
Domenico Caprioli: Il messaggio principale è che Workers Badge non è solo una piattaforma, è un’opportunità concreta per costruire il futuro del lavoro e della formazione. Uno strumento che promuove equità, trasparenza e merito (e vorrei dire che parlare di merito senza parlare di equità e trasparenza è una grave distorsione del concetto di merito) e che costituisce una premessa importante per la “mobilità” delle competenze.
Per maggiori informazioni e per effettuare il download del Workers Badge Partner Program —> www.workersbadge.com/partner-program/